Fotografo di Nudo Verona

La fotografia
tra arte e terapia

L’arte di una fotografia sta nello scegliere una parte di mondo, cogliere e mostrare uno scorcio o un dettaglio non visibile. E quando l’invisibile si fa visibile, in quel preciso momento, un pezzo di mondo è morto ed è rinato altrove.

Indipendentemente dall’intenzione del fotografo, lo scatto può stimolare pensieri, emozioni e reazioni diverse a seconda di chi le osserva. Pertanto, nessuna fotografia potrà mai essere interpretata in modo univoco e oggettivo ma sarà una elaborazione e una successiva reazione emotiva, frutto di una serie di elaborazioni mentali che ogni persona farà in modo del tutto personale ed inconscio. Il vero significato di una fotografia qualunque si trova meno nei suoi aspetti visivi ma piuttosto nell’evocazione che i dettagli suscitano nel cuore e nella mente di chi l’osserva.

Le fotografie che scattiamo, quelle che ci piacciono, che conserviamo o che scartiamo svelano sempre qualcosa di noi.

Freud ne riconobbe una sorta di funzione riparatrice paragonando il pensiero della psiche umana ad una macchina fotografica. Così, la fotografia racchiude in sé una funzione descrittiva/oggettiva ed una funzione che, invece, riguarda la capacità di mostrare un’altra realtà.

La fotografia intesa come terapia viene utilizzata quale facilitatore per promuovere la presa di coscienza di sé, della realtà che ci circonda e l’esternazione degli stati emotivi. Diventa uno strumento di scoperta e di consapevolezza. Così l’essere umano si riflette e guarda dentro di sé, sceglie ciò che sente di essere, libero da giudizi che non gli appartengono, senza vergogna.

La fotografia ha la funzione di “porta-specchio”: ciò che si vede, ciò che si vuole mostrare (mettersi in posa). Ma rappresenta anche la soglia da varcare per andare oltre, per entrare dentro se stessi e iniziare un viaggio inaspettato.

La sua funzione terapeutica consiste nell’aiutare a liberarsi da maschere (nessuna posa costrittiva) che pesantemente si indossano ogni giorno per soddisfare spesso un’immagine che non ci appartiene o le altrui aspettative. È un modo per ricordare ma anche per dimenticare.

Leonardo Da Vinci ritraeva ciò che sentiva e percepiva del soggetto e non ciò che vedeva, così l’atto del fotografare immortala l’essenza del soggetto che si mantiene nella memoria e non c’è la bramosia del mostrare o dimostrare agli altri un’immagine che il più delle volte non ci rappresenta.

L’immagina rievoca una storia di sé e narrarla ad alta voce, analizzare le interpretazioni e le reazioni che si hanno davanti ad essa mette a fuoco dettagli che possono sfuggire, stimolare riflessioni e ascoltare una narrazione diversa.